CONTENUTI
- Testimonianza di don Ruben Roncolato, nostro sacerdote nella casa di Bogotá in Colombia e parroco di Nuestra Señora del Rosario de Las Aguas.
- Brano del capitolo XXXVIII de “I Promessi Sposi”, letto dal nostro sacerdote don Alessio Cottafava in missione a Santiago del Cile.
- La canzone “Gloria” di Claudio Chieffo. Versione dal vivo accompagnata al pianoforte dal maestro Flavio Pioppelli il 10 novembre del 2000 a Forlì nel monastero delle clarisse di San Biagio.
VOCI
- Filippo Pellini
- Ruben Roncolato
- Alessio Cottafava
PER APPROFONDIRE
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Brano dei “I promessi sposi” letto da don Alessio Cottafava:
Il bello era a sentirlo raccontare le sue avventure: e finiva sempre col dire le gran cose che ci aveva imparate, per governarsi meglio in avvenire. – Ho imparato, – diceva, – a non mettermi ne’ tumulti: ho imparato a non predicare in piazza: ho imparato a guardare con chi parlo: ho imparato a non alzar troppo il gomito: ho imparato a non tenere in mano il martello delle porte, quando c’è lì d’intorno gente che ha la testa calda: ho imparato a non attaccarmi un campanello al piede, prima d’aver pensato quel che possa nascere -. E cent’altre cose.
Alessandro Manzoni, I promessi sposi, cap. XXXVIII
Lucia però, non che trovasse la dottrina falsa in sé, ma non n’era soddisfatta; le pareva, così in confuso, che ci mancasse qualcosa. A forza di sentir ripetere la stessa canzone, e di pensarci sopra ogni volta, – e io, – disse un giorno al suo moralista, – cosa volete che abbia imparato? Io non sono andata a cercare i guai: son loro che sono venuti a cercar me. Quando non voleste dire, – aggiunse, soavemente sorridendo, – che il mio sproposito sia stato quello di volervi bene, e di promettermi a voi.
Renzo, alla prima, rimase impicciato. Dopo un lungo dibattere e cercare insieme, conclusero che i guai vengono bensì spesso, perché ci si è dato cagione; ma che la condotta più cauta e più innocente non basta a tenerli lontani; e che quando vengono, o per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce, e li rende utili per una vita migliore. Questa conclusione, benché trovata da povera gente, c’è parsa così giusta, che abbiam pensato di metterla qui, come il sugo di tutta la storia.
Testo della canzone “Gloria”. Parole e musica di Claudio Chieffo. Scritta nel giugno 1986 e dedicata ad Anna Colombo e Antonello Zannoni.
Volerà,
nel cielo senza nuvole,
una voce, un canto inconfondibile.
I bambini di Dio
la Gloria canteranno liberi,
di Chi ha fatto la vita
e ha dato la speranza agli uomini.
Sento ancora il sapore dolce delle fragole;
il profumo del primo fiore che guardai;
la tua mano tra i miei capelli, forte e fragile.
Tu sapevi, tu lo sapevi…
Le parole di Claudio Chieffo lette da Filippo Pellini come introduzione alla canzone:
Questa canzone è nata dal condividere l’esperienza della morte di due giovanissimi figli di amici: […] questa canzone, che mi è costata un dolore enorme e all’inizio disperato, però ha trovato la sua foce in un momento creativo di pace, perché questi bambini sono molto più vicini a Dio di tanti intellettuali o studiosi o teologi o uomini che hanno vissuto la loro vita lunga e piena di soddisfazioni e di ricchezze. E, nella misericordia di Dio, una grazia prevista per chi li ha persi impedisce di disperare, perché la terribile grandezza di quello che accade non è vana, ma se è offerta come sacrificio […] rende sacra una sofferenza che altrimenti sarebbe disperata e senza senso.
Paola Scaglione, La mia voce e le Tue parole, Edizioni Ares, Milano 2006, p. 125-126
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