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CONTENUTI

  1. Testimonianza di don Stefano Pasquero, sacerdote della nostra casa di Praga e cappellano all’Ospedale “Na Homolce”.
  2. Brano del libro “Spia del Vaticano!” di padre Pietro Leoni (1909-1995), sacerdote gesuita missionario, originario di Premilcuore.
  3. Il preludio n. 5 Opera 32 di Sergej Rachmaninov, nell’esecuzione del 1986 di Vladimir Horowitz al Teatro di Mosca.

VOCI

  • Davide Soldini
  • Stefano Pasquero
  • Giovanni Fasani

PER APPROFONDIRE

Brano di “Spia del Vaticano!” di p. Leoni letto da Giovanni Fasani:

Gli oggetti sacri erano perseguitati a morte dai carcerieri. Sicché occorreva preoccuparsi continuamente del come e dove nascondere tali cose. Il più del tempo io tenevo nascosto il calice e la patena in mezzo ai trucioli del materasso, quando questo esisteva. Ogni messa quindi era preceduta e seguita da un’operazione di sarto, per aprire e chiudere un’apertura di 10 cm nel saccone. Per il vino era più difficile trovare un posto sicuro; ma generalmente se ne aveva una quantità così spregevole quasi scompariva nel fondo di qualche bottiglina. Il guaio era che i recipienti di vetro spesso erano presi di mira dalle guardie, che nelle perquisizioni facevano man bassa di cose simili. Non mancava, tuttavia, l’aiuto di Colui che tutto può. Una notte, non so perché, mi trovavo con tutti i miei oggetti sacri sotto il cosiddetto cuscino o dentro di esso: il SS. Sacramento, il calice e la patena, il vino da messa; non ricordo se anche il Nuovo Testamento. Tra il cuscino della parete si trovava anche un barattolo col mosto in fermentazione, in quantità notevole: una cinquantina di grammi, sufficienti alla celebrazione di almeno altrettante messe: un tesoro quindi. Di soprassalto, tutti si svegliano alle grida sguaiate dei secondini: «Podymàjsja!» (alzatevi!). E bisogna alzarsi subito e scendere al centro della baracca. Il trattenersi a rovistare nel proprio pagliericcio vuol dire attirare su di sé l’attenzione delle guardie. Io faccio in tempo appena tirare fuori il mio Tesoro Vivente in una piccola borsa, a mettermelo al collo, nascondendolo sotto la camicia, e ad indossare su di questa una giacchetta. Il resto rimane lì alla discrezione della… della Provvidenza. Nonostante questo pensiero, io mi sento tutto tremante. Più di tutto sono preoccupato dal timore che nella perquisizione personale, con cui sogliono concludere tutta quella baraonda, mi scoprano la SS. Eucaristia. «Questa volta ci siamo – penso tra me. – L’Eucaristia però non la cederò a nessun costo. Gesù mio, aiutami tu. Madre mia Santissima, San Giuseppe, San Tarcisio, venite il mio soccorso». Intanto, mentre uno o due soldati tengono d’occhio gli uomini, due altri frugano tra i pagliericci e gli altri stracci lasciati sui castelli. Il soldato di destra mette tutto in subbuglio: nel piano superiore calpesta addirittura, coi suoi stivali, pagliericci, coperte, abiti… quello di sinistra, cioè dal lato mio, è più moderato, specialmente trattandosi di tavolacci superiori, che perquisisce senza montarvi sopra. In tal modo egli si avvicina celermente al mio posto, che è il penultimo superiore. Il cuore batte sempre più forte: ecco, ancora un pagliericcio e poi viene il mio. Ma no: questa volta il mio è sacro. L’ultimo pagliericcio ad essere sollevato fu quello del mio vicino […].  Anche la perquisizione personale passò liscia. Abbottonatami bene la camicia che nascondeva le Ostie sante, sbottonai bene invece la giacchetta, che offriva solo un taschino esterno vuoto e una tasca interna con dentro i sacri panni-lini involti in un fazzoletto di colore: tutti oggetti soffici, che non attiravano l’attenzione dei secondini. Tenevo nascosta in pugno la corona del Rosario. Il soldato mi tastò sotto le ascelle e dietro la schiena; lasciò intatto il petto, che finalmente sospirò e respirò tranquillo, sfogandosi in ringraziamenti a Dio.

P. Pietro Leoni S.J., “Spia del Vaticano!”

Guarda tutto il concerto di Vladimir Horowitz a Mosca (20 aprile 1986).


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